PiC - Commento

La delibera sulla presa in carico dei malati cronici presenta molti lati oscuri e pochi vantaggi certi.

Innanzitutto mette in dubbio, forse per la prima volta, il ruolo e l'esistenza del medico di medicina generale (MMG). La prima versione della delibera nemmeno contemplava il coinvolgimento di questa figura professionale, figura che, fino a prova contraria, è la prima (talvolta l'unica) che, seppur con tutti i limiti del caso, si prende cura del malato cronico.
Nascono la figure del gestore, del co-gestore, dell'erogatore, del provider, della cooperativa... figure che appesantiscono e complicano, anziché snellire, il percorso di cura e verosimilmente disperderanno risorse.
Potranno essere gestori:
- i MMG, ma solo se iscritti a una cooperativa (l'iscrizione è onerosa);
- le strutture pubbliche come le ASST (ex aziende ospedaliere), con organici già ridotti all'osso e già smantellate da politiche volte a privilegiare i privati. Difficile pensare che riusciranno a fronteggiare il maggior carico di lavoro previsto.
- le strutture private che, per definizione, mirano al profitto. Nel caso in cui queste oltreché gestori, saranno anche erogatori, il conflitto di interesse è evidente.

In secondo luogo, non è chiaro quale sia il fine della delibera. Si dichiara che si vuole passare definitivamente da una medicina di attesa a una medicina d'iniziativa, senza che quest'ultima abbia dimostrato, in Italia e all'estero, di portare decisivi vantaggi. "Fare di più" non è sinonimo di "fare meglio". La riforma è ideata da economisti e da altre figure esterne alla medicina (l'assessore alla sanità Gallera è un avvocato), si capisce che le volontà sono quelle di un contenimento della spesa (sebbene è probabile che in questo modo aumenterà), incasellando i malati cronici in categorie ben definite, ciascuna col suo budget fisso da rispettare.

Un terzo elemento di incertezza nasce dall'immaginare lo scenario che si potrà venire a creare. Qualora il MMG dovesse aderire, e nella maggioranza dei casi lo farebbe controvoglia per i motivi sopra citati, (oltre agli altri carichi burocratici) dovrebbe, a partire dal 1 gennaio, nel pieno dell'epidemia influenzale che tradizionalmente mette a dura prova le cure primarie, redigere, in media per un medico massimalista, 600 piani assistenziali individuali (PAI) con il rischio che più che individuali siano uguali per tutti.
Nel caso il MMG non aderisse, a redigere i PAI sarebbe il personale delle strutture ospedaliere che, nel migliore dei casi verrebbe distolto dal suo compito abituale; nel peggiore verrebbero invece arruolati medici esterni (medici in pensione? neolaureati?), pagati a cottimo e privi della conoscenza dello specifico paziente.
Le prestazioni si moltiplicheranno, ma non aumenterà proporzionalmente il tempo e il personale a disposizione. Gli esami saranno in catena di montaggio e le visite meno attente e necessariamente più frettolose.

Cosa dire a riguardo delle liste d'attesa? Con la delibera si vuol far passare il messaggio che queste si ridurranno e il paziente cronico avrà tutto bell'e che pronto e non dovrà far altro che segnarsi in agenda gli appuntamenti dell'anno. Ma se potrà forse essere così per i cronici che aderiranno, cosa ne sarà degli acuti e di coloro che decideranno di farsi seguire dai propri MMG e specialisti di fiducia? Dovranno forse attendere ben più di ora?
E non sono proprio i problemi acuti che attualmente non trovano tempi di attesa consoni ai propri bisogni? In effetti, a guardar bene, un paziente cronico seguito da un medico con un minimo di organizzazione dovrebbe avere già ora le tempistiche dei controlli prestabilite...

E ancora... quei malati cronici che sono ben seguiti, col sistema sanitario o privatamente, da uno specialista di fiducia, saranno portati ad aderire a un patto che li vincola a eseguire visite ed esami unicamente nelle strutture contemplate dal gestore?

Dal momento che per il noto principio della termodinamica, l'entropia può solo aumentare, con questa molteplici incertezze, non si rischia di raggiungere elevati livelli di confusione? E non rischia di incrinarsi quella fiducia che è alla base dell'alleanza tra medico e paziente?


Come si può vedere, vi sono tante perplessità e molte sono anche le domande. Io non ho risposte certe, e se qualcuno le ha, non ce le dice.



Per non passare per il bastian contrario di turno, aggiungo che un'altra regione, la Liguria (guidata da una maggioranza dello stesso "colore" politico della Lombardia) ha appena varato una sua delibera (a tal proposito, quante risorse vengono dissolte anche solo per immaginare 20 sistemi regionali differenti?): semplice, lineare, graduale... senza gestori, provider, erogatori, cooperative... aperta a tutti e negoziata con i medici. Il testo dell'accordo ligure sulla cronicità è consultabile qui.


In ogni caso, con alcuni dei colleghi lombardi più intraprendenti, ci stiamo attrezzando per prendere quei (pochi) lati positivi che questa riforma propone, rinnovando il nostro impegno nella cura dei nostri pazienti cronici. Restate sintonizzati.