Il decreto Lorenzin

[AGGIORNAMENTO - Il decreto Lorenzin potrebbe essere spodestato da norme in via di approvazione a luglio 2016]

Il 20 gennaio 2016 è entrato in vigore il decreto Lorenzin, solo in parte poi rielaborato e ritrattato.
Tale norma, emanata dall'attuale ministro della sanità, è il frutto di una riunione congiunta di 40 medici, tra i quali un solo ("diversamente giovane") Medico di Medicina Generale.

Il decreto individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva per 203 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
In particolare, alcuni esami strumentali o di laboratorio e alcune prestazioni specialistiche possono essere prescritti a carico del SSN solo se sussistono alcune condizioni o sospetti diagnostici. Così, per esempio, l'esame del colesterolo può essere prescritto solo a pazienti che abbiano superato i 40 anni di età, e la risonanza magnetica del ginocchio solo per un trauma acuto, come valutazione post-chirurgica o in non comuni condizioni infiammatorie.


Ulteriori esempi più o meno condivisibili:
- le transaminasi (parametri di funzionalità epatica) possono essere prescritte solo "nel sospetto di patologia epatica". Ma, nella maggioranza dei casi, se non le doso, come posso sospettarle alterate?!!?
- i marcatori tumorali possono essere prescritti solo nel follow-up di patologie neoplastiche. E in effetti le evidenze scientifiche li ritengono inappropriati e dannosi se prescritti per far diagnosi.
- calcio, potassio, azotemia… rischiano l'estinzione.

Risulta evidente come tale decreto, celandosi dietro una fantomatica "appropriatezza", miri a ridurre la spesa per questo tipo di prestazioni, limitando direttamente l'operato dei medici di famiglia (sebbene le norme siano dirette all'intera categoria medica) e indirettamente il benessere dei pazienti.

Tutto questo non va invece ad intaccare, solo per fare un esempio, le esagerate prescrizioni di quegli specialisti privati che, suggestionati dalla medicina difensiva o da interessi privati, sostituiscono il ragionamento clinico con elenchi di prestazioni inappropriate che il medico di famiglia deve impegnarsi a "spuntare" motivando la cosa, al costo di perdite di tempo e discussioni con il paziente.

Che si facciano troppi esami inutili è noto, che le liste d'attesa siano lunghe è risaputo, che occorra, da parte di noi medici ridurre le prescrizioni inappropriate non avendo paura di dire qualche "no" ai pazienti è indispensabile, ma limitare la professionalità dei medici che operano in scienza e coscienza, a mio avviso, non è accettabile.
Gli sprechi della sanità sono da ricercare altrove (la medicina generale è responsabile del 6% della spesa sanitaria totale). Solo limitando questi ultimi si potrà evitare al Sistema Sanitario Nazionale la deriva verso gli interessi privati.

Per quanto riguarda il comportamento del sottoscritto, tutto è rimasto più o meno come prima: non limito le mie prescrizioni condizionato dal decreto. Cerco piuttosto di ridurre le richieste inappropriate, non prescrivendo, seppur motivando, quelle che ritengo inutili (e dannose).