Covid19 - Verso la fase 2


Mercoledì 15 aprile



Oggi sul Corriere della Sera compaiono due articoli interessanti: il primo firmato da Milena Gabanelli  e il secondo, nella sezione milanese, che riprende una lettera che alcuni Medici di Medicina Generale, tra i quali il sottoscritto, hanno indirizzato ai vertici decisionali.

Purtroppo l'esperienza di noi medici di famiglia è che a un buon lavoro mirato al potenziamento delle terapie intensive, non si sia accompagnato un simile impegno sul territorio.
Ci siamo sentiti abbandonati: l'assenza di dispositivi di protezione individuale nelle prime settimane di epidemia ha portato molti sanitari ad ammalarsi. Troppi colleghi sono deceduti.
Ma le carenze sono state anche altre, ecco le principali:
- l'assenza linee guida e direttive condivise da parte di ATS;
- l'assenza di protocolli terapeutici domiciliari;
- una carenza nel tracciamento dei malati e dei loro contatti fin dalle fasi iniziali;
- l'impossibilità di eseguire tamponi al di fuori degli ospedali.

Questi e altri fattori, insieme ovviamente alla severità della malattia Covid-19, hanno fatto sì che il contagio si sia ridotto meno di quanto sperato e il numero di morti sia stato elevato.

Le ragioni di un abbandono della medicina del territorio vengono da lontano: la Regione Lombardia ha negli anni messo in atto una politica ospedalocentrica, confermata solo pochi mesi fa con la Presa In Carico dei malati cronici (PIC), già agonizzante e ora definitivamente defunta sotto i colpi dell'emergenza Covid-19.

Nell'affrontare la fase 2, occorrerà una svolta decisa che deve necessariamente accompagnarsi a importanti investimenti sul territorio. Le nostre proposte, riprese solo in parte dall'articolo sul Corriere della Sera, in sintesi sono:

1- intervento terapeutico precoce al domicilio;
2- tracciamento sul territorio di tutti i casi di pazienti positivi o sospetti (e chi meglio di noi MMG può segnalarli?);
3- dotare i MMG di attrezzature (saturimetri, tamponi, test anticorpi validati) e dispositivi di protezione adeguati;
4- condivisione a livello nazionale di uno schema di trattamento dei pazienti Covid-19 positivi;
5- adeguati percorsi preferenziali rapidi per la diagnostica per immagini nei casi più gravi;
6- prevedere luoghi di isolamento adeguati in strutture extraospedaliere per i casi che non necessitano di ospedalizzazione;
7- ripristinare sul territorio le strutture pubbliche smantellate nel corso degli anni (a Vimodrone non è rimasto più nulla);
8- mantenere, anche al termine dell'emergenza Covid, la sburocratizzazione messa in atto in pochi giorni dopo anni di inutile attesa (v. ricetta dematerializzata);
9- utilizzare come consulenti dei vari apparati nazionali e regionali esclusivamente persone dotate di esperienza diretta sul campo, indipendentemente dall'appartenenza politica;
10- rendere operativi i suggerimenti proposti prima dell'arrivo della stagione invernale.