Screening cancro della cervice uterina

Il cancro della cervice uterina è al quarto posto tra i tumori che colpisco le donne con meno di 45 anni. Nel 2013 si stimano in Italia 1.580 nuovi casi di tumore del collo dell'utero e circa 720 decessi, ovvero 5 nuovi casi annui ogni 100.000 donne e 2 decessi l'anno ogni 100.000 donne.

Questa neoplasia deriva da un'infezione persistente da Papillomavirus umano (HPV), quindi ha un'origine virale infettiva.
L'infezione da HPV è un evento molto frequente nella vita di una donna, ma fortunatamente regredisce spontaneamente nella grande maggioranza dei casi. Della piccola percentuale di donne in cui l'infezione diventa persistente, soltanto una parte sviluppa le lesioni che precedono il cancro invasivo.
Il processo tumorale è lento: può impiegare fino a 20 anni: un tempo sufficientemente lungo da consentire alle donne che si sottopongono regolarmente allo screening di interrompere lo sviluppo del tumore fin dagli stadi iniziali.

Vi sono ulteriori fattori di rischio che aumentano le probabilità di sviluppare il tumore del collo dell'utero. Essi sono: il fumo di sigaretta, le abitudini sessuali, la familiarità, una dieta povera di frutta e verdura, l'obesità.

L'introduzione dello screening (diagnosi precoce a tappeto) per il cancro della cervice uterina ha contribuito in maniera decisa a ridurre la mortalità per questo tipo di tumore.

Il test comunemente impiegato per lo screening del cancro della cervice uterina è il Pap-testche consiste nel prelievo di cellule del collo dell'utero e dev'essere effettuato da tutte le donne di età compresa tra i 25 e 64 anni, con cadenza triennale. E' questo infatti l'intervallo di tempo che rende massimi i benefici dello screening.

Dal momento che molto spesso un'infezione da HPV regredisce spontaneamente, eseguirlo più frequentemente espone le donne a trattamenti, talora invasivi, in molti casi non necessari. D'altro canto, la lenta evoluzione tumorale rende poco probabile lo sviluppo di un tumore nell'intervallo di tempo tra un test e l'altro.
I consigli di amiche e ginecologi "zelanti" ad eseguirlo annualmente, sono pertanto semplicistici, errati e possono rivelarsi addirittura dannosi.

Se il Pap-test risulta positivo occorrerà sottoporsi alternativamente ad un controllo ravvicinato o ad una colposcopia (con eventuale biopsia), a seconda delle alterazioni evidenziate (in ordine crescente di gravità: ASC-US, LSIL, HSIL).

Recentemente, è stato messo a punto un test in grado di rilevare il DNA del Papillomavirus sulla superficie del collo dell'utero (HPV test) e di anticipare così ulteriormente la diagnosi. Le modalità di esecuzione dell'esame sono identiche, il campione però, invece di essere esaminato al microscopio, viene sottoposto a un test genetico.

Per le donne che risultino positive all'HPV test, si esegue la lettura del campione al microscopio, come avviene per il Pap-test. Se anche questo esame conferma la positività, si procede allora alla colposcopia. In caso contrario si ripete il test HPV ad un anno di distanza. Se questo risulta nuovamente positivo, si procede con la colposcopia.

Il test HPV è più protettivo, ma espone a maggiori falsi positivi. Non è indicato per le donne con meno di 30-35 anni e deve essere ripetuto ogni 5 anni.

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare il sito del ministero.